St. Vincent dice che la cosa peggiore del mondo sono le cover di Hallelujah di Leonard Cohen. E per carità, è difficile darle torto - l’ho detto anch’io, durante il Festival di Sanremo. Ma secondo me c’è una cosa peggiore: lasciare che qualcuno faccia milioni di dollari inventando programmi online per fare canzoncine sceme, usando (pare, secondo Music Business Worldwide) materiale protetto da copyright per produrle, e trattare la cosa come se fosse tutto normale, perché è divertente.
Però, devo dire, anche star via per un mese non è stato il massimo. Grazie per avermi aspettato, se sei ancora qui. Mi son dovuto fermare per star dietro al lavoro, che poi è sempre ascoltare musica e scriverne, ma da altre parti. E questo ha significato ritrovarmi senza il tempo necessario per ascoltare e recensire tutto quello che esce. E dato che sta per succedere una cosa impegnativa che forse ti racconterò tra qualche mese - cioè mi ritroverò con ancora meno tempo a disposizione - ma non voglio rinunciare agli spazi di questa newsletter, eccomi con qualche novità.
Da oggi, la Pucci Weekly uscirà ogni sabato e funzionerà più come una segnalazione di quel che c’è in giro da ascoltare. Se avrò già sentito qualcosa prima di schiacciare invio, te ne parlerò alla mia solita maniera. In altri casi, ti linkerò qualche lettura. In genere sarò sintetico (ah ah, certo). Comunque sia, continuerò a selezionare musica e ricomincerò ad aggiornare le playlist New Music Pucci e Cestone Pucci. A questo proposito, nella playlist troverai anche un bel po’ della musica uscita in questo mese di assenza, che comunque ho selezionato: a questo proposito, potresti trovare dei post Bonus Track alla fine della Weekly con recensioni di dischi “vecchi” - leggi fin in fondo per scoprire se ce n’è uno già oggi.
Di mercoledì usciranno gli approfondimenti, nei quali ti segnalerò anche qualcos’altro da leggere e sentire (non necessariamente scritto da me, ma anche), e magari ci butterò dentro pure qualche commento ulteriore su cos’è uscito il venerdì prima, se nel frattempo mi è venuto in mente qualcosa da aggiungere a quanto scritto qui.
Per il resto, aspettati anche qualche post di recupero extra per gli abbonati paganti, che hanno atteso - in un certo senso - con ancora più pazienza. E ora, i dischi e le canzoni (come sempre, anche su Apple Music).
Cosa è uscito
Non so se Taylor Swift sia culturalmente non-importante, come dice Courtney Love. È vero che la popolarità non fa di te una figura di spicco - altrimenti Courtney Love lo sarebbe. Però so che The Tortured Poets Department è un disco generalmete noioso: l’ennesimo capitolo del grande romanzo sentimentale della superstar, stavolta apparentemente rivolto a Matty Healy (quello dei 1975), non sorprende praticamente mai, anche al netto di una specie di beat switch inspiegabile nella traccia 7 - probabilmente la colpa è di Jack Antonoff. Ti aspetti tutto: le cadenze melodiche, i giri di accordi, gli arrangiamenti (tracce buone: But Daddy I Love Him e Clara Bow). Ho sentito velocemente il secondo disco “a sorpresa” di questo doppio LP, con le tracce extra prodotte quasi esclusivamente da Aaron Dessner, e sembra tutto più interessante a livello sonoro. Forse TS dovrebbe fare un disco “rock”, per ora si sbadiglia.
A Dark Matter dei Pearl Jam ho dato solo un paio di ascolti: non mi piace. Non è solo che le canzoni sembra abbiano poco da dire o che lo dicano male, è che non suonano speciali: questo non può essere lo stesso Jeff Ament che faceva sembrare funky un glissando, o gli stessi chitarristi che rendevano importanti tre parti piuttosto essenziali, come e meglio degli Stones. Ironia della sorte: la canzone Something Special è quella meno speciale di tutte, roba da turnisti svogliati.
Ora parliamo di un disco bello, per piacere. sentiment di Claire Rousay è un lavoro ambient e emo-pop storto con una forte componente classica e poco-storta nella strumentazione e nei giri (molto lenti) che fanno gli accordi. Non ha una regola precisa nel passare tra strumentali e cantati, mi pare, ma c’è una forte coesione armonica: è uno di quei dischi che sembra una persona, a tratti casuale eppure organica, e sempre sostanzialmente onesta.
Tarantula Heart dei Melvins, che King Buzzo ha presentato come il disco più eccentrico e catchy della loro carriera: la prima parte forse viene dal fatto che è tutto suonato con due batterie; la seconda dal fatto che - almeno a giudicare dal primo pezzo - sono in botta psych-rock e fanno armonie vocali alla fratelli Wilson. Ci sto.
Altri album
🪩 It All Comes Down To This degli A Certain Ratio [post-punk, avant funk, sballo]
😹 sleep paralysis di bbymutha [rap, elettronica, bitch]
🌪️Cometh The Storm degli High On Fire [metal, stoner, incredibilmente anatolico]
👏 Your Day Will Come di/dei Chanel Beads [dream pop, ambient-emo, bad trip]
🫨 A Chaos Of Flowers dei Big Brave [post-metal, sludge folk, distorsioni]
🐝 Name Your Sorrow delle Pillow Queens [indie rock, vocioni, queer Eire]
🫠 Final Summer dei Cloud Nothings [indie rock, languore, sbren sbren]
😶🌫️ Sounds Good dei Brainstory [soul, funk, Leon Michels in regia]
😟 Rollercoaster di Cadence Weapon [alt rap, elettronica sghemba, ansia e rivoluzione]
💥 This Ain't The Way… di Lucy Rose [indie folk rock, pianoforte lacrimone, gran pacca]
🧟 Heads I Win, Tails You Lose di The Alchemist [horror rap, flautini e bassoni]
🦴 But I'll Wait For You dei Local Natives [folk post rock, armonie e synth, atmosfera]
Italo dischi
Questa settimana sono usciti due esordi che mi fanno ben sperare. Coca Puma l’ho segnalata già un paio di volte, quando l’ho scambiata per un’artista psych-soul, mentre c’è chiaramente molto di più: Panorama Olivia è un disco ricchissimo, ma senza trucchi e inganni, a suo modo molto diretto. Dentro ci sono certo psichedelia e soul, ma anche jazz, drum&bass, dream pop. La quantità di piccole svolte che riesce a contenere in meno di tre minuti (tipo, in Non ci penso) è straordinaria. Per come vedo io la musica, saper scrivere e produrre canzoni significa illudere l’ascoltatore che ci sia tantissimo da scoprire dentro quel microcosmo di parole e suoni, e non che basti un ascolto (o mezzo) per esaurire gli argomenti. Dentro questo disco, non hai l’impressione di sentirti ripetere la stessa storia: ci sono sviluppi, crescendo, derive, sbandate, excursus. Chiaramente è l’opera di una persona che tira fuori idee in modo esplosivo, ma che sa anche organizzarsi.
Invito per colazione di Simone Matteuzzi è un disco da genietto del pop-soul, che spero non venga raggiunto dalle grinfie degli incapaci con i soldi - qui lo vedi alla finale di Musicultura dell’anno scorso. Questo disco suona bene, ha dei testi divertenti (“sono asburgico!”) ma pure densi (Zanzare), ed è cantato in modo da vendere le stupidate e le cose serie con uguale proprietà. Un frullatore di generi con gusto post-moderno e jazz che ti racconta la Metamorfosi di Kafka come una barzelletta, e Oblomov come una tragedia. Tipo Fulminacci nei 100 gecs.
L’uscita più in vista della settimana è rap, ovviamente: Sedicinoni (che sfortunatamente non è questo poliritmo ma quella roba delle TV) di Jack The Smoker e Big Joe: per quel che ho sentito, grandi basi e grande attitudine, e per quel che ho visto delle bellissime affissioni in giro per Milano. C’è un discreto featuring di Conway The Machine, e non ho nulla da ridire: è così che vanno investiti i soldi delle major.
❤️🔥 Sempre dei Riviera [emo punk col cuore degli altri, accordi-tempi matti, bentornati]
🥺 BUIO di AINÉ [neosoul, tormentato, Altea e Lauryyn in doppio feat]
🎷 Caosmosi degli Addict Ameba [nu jazz, afrobeat, tanta pacca milanese]
👏 ANTISOMMOSSA di Mazzariello [indie funk pop, storti banger, amore e violenza]
🌍 Passo Monteluna di clauscalmo [alt folk, musica per abbracciarsi, infinite soluzioni]
🫚 Radici di Cheriach Re [indie folk pop, voce nebbia, “solo se ti va-ah!”]
🌚 La notte dei Tamburi Neri [elettronica teatro, techno tribale, poesia fantasma]
🕹️ Fantasmi e storie brutte degli Antartica [indie, video game, strappi e compressioni]
🕵️♂️ Chi è Antelope Cobbler? di Marco Cesarini & Henry Mclusky [noir jazz, paranoia]
In questa playlist troverai anche brani da
The Sunset Violent dei Mount Kimbie ➡️ discone kraut paura, leggi quest’intervista
Fabiana Palladino di Fabiana Palladino ➡️ nepobaby brava ma un po’ didascalica
Ohio Players dei Black Keys ➡️ il loro disco scritto meglio, senza hit come puoi notare
A LA SALA dei Khruangbin ➡️ back to basics, basso-chitarra-batteria e tanto groove
Love In Constant Spectacle di Jane Weaver ➡️ magia, Bowie e John Parish in regia
Silence Is Loud di Nia Archives ➡️ meno jungle, tanta cassa e voglia di fare
Perceive Its Beauty… di Shabaka ➡️ meditativo (ma va’) meglio con gli ospiti che senza
Nel Margine di ALDA ➡️ un talento purissimo, la nostra Kae Tempest
Maya di MACE ➡️ cinematico, troppo lungo, due-tre perle (Castello, Altea, Cosmo)
Animali dei Puà ➡️ una piccola perla indie
Alta Fedeltà di Masamasa ➡️ come fare pop ma funk ma rap, da promessa a realtà
Hanno ancora senso i singoli?
Tra le canzoni uscite nell’ultimo paio di settimane, quelle solitarie e tristi che devono vivere da sole senza compagnia te le segnalo qui dentro.
Hana Vu ha scritto la migliore canzone-di-Taylor-Swift della settimana, ed esce nello stesso giorno di TTPD: si intitola come una famosa canzone di Taylor Swift (22) ma suona meglio. Il suo album si intitola Romanticism, ha una copertina che cita Caravaggio ed esce il 3 maggio.
Il 31 maggio esce il disco di Arooj Aftab, e questo video l’ha diretto Tessa Thompson.
Dopo un album solista di Grian Chatten che a me non ha detto moltissimo, i Fontaines D.C. stanno tornando: Starsbuster è il primo singolo di Romance, che esce ad agosto e - a quanto dicono - è stato influenzato da un sacco di roba che non è post-punk, tipo Shygirl, Sega Bodega e Mos Def. Sono curioso, anche se è un po’ tipico di questa generazione di band farsi ispirare da un milione di cose alle quali poi non si assomiglia, il che può essere frustrante se sei di quelli che usano i paragoni per spiegare la musica - fortunatamente non sono così. Questo singolo, però, non è niente male: il videoclip; il sospirone “uuuuh” nel ritornello è il mio hook preferito della settimana; tra ritornello e strofa c’è una sottilissima differenza armonica (un Mi al posto di un Si), che fa tutta la differenza. La band sarà al prossimo festival La Prima Estate (23 giugno), magari ci si vede lì.
Infine, “un po’ di Italia”: Ben Seretan ha passato l’estate 2019 in Italia, ci ha registrato dei pezzi, e dopo qualche anno ha finalmente cominciato a tirarli fuori. Il disco si intitolerà Allora, che è una delle parole più italiane che ci sia. Il primo singolo, New Air, è molto buono.
A proposito di Italia, è uscito un nuovo singolo de La Rappresentante di Lista, ai quali non si può che voler bene. Si intitola Paradiso, e sembra venuto fuori dagli anni ‘90, quelli non sempre cagati dell’alt rock italiano però. Ma con tutti quei suonini ed effetti che fanno subito anni ‘20. E poi, guarda che video.
Grande delusione per il remixaccio/cover delle t.A.T.u. fatto da Mara Sattei con la produzione del fratello thasup e DONA: la canzone avrebbe funzionato alla grande senza questo campionamento ingombrante/trappolone.
Mi piace molto il pastiche del singolo nuovo di Sethu, questa è la fine, brano sulla catastrofe ecologica ma anche sull’insostenibilità sociale che chiamiamo vita (hashtag realismo capitalista): per farlo mette insieme organi ecclesiastici, bassi elettrogommosi, campanacci di plastica, sample post-moderni e un bel giro melodico armonico nel ritornello. È tutto così caotico eppure pop che mi ricorda il vecchio Beck. L’album, tutti i colori del buio, esce il 17 maggio.
E per finire, segnati ‘sti nomi
🎭 Martha Skye Murphy feat. Roy Montgomery
🔉 RINSE feat. Hatchie
🪼 Marta Del Grandi
👽 I Hate My Village
⚛️ Alice Glass feat. Jupiter io
🩹 Spiritual Cramp feat. White Reaper
❌ ditonellapiaga
⏰ Backxwash
🐬 Brividee
👟 Tutto Piange
💔 Jelani Ariyeh
🚰 Frisàri
Una storia
Non so se stai seguendo la serie di dissing tra Kendrick Lamar, Drake, J.Cole, Rick Ross, e forse pure mio zio. La trovo una cosa piuttosto noiosa e imbarazzante per gli artisti di punta di un genere in profonda crisi di identità (ne parliamo una volta, ma siamo alla fase “assoli rock”). Molto più interessante il dissing contro Richard Wagner di Chilly Gonzales, che trovi in playlist anche se è uscito qualche settimana fa. Vedi sopra.
Un live figo
Se non riesci a beccarti il livestream del concerto di Tyler, The Creator nel secondo week-end del Coachella (quel posto dove vanno gli influencer e nessuno conosce le canzoni dei Blur), cioè se ti perdi quello che sarà probabilmente il migliore show della stagione, puoi vedere il Tiny Desk Concert di Yaya Bey, artista che da anni sta cercando di emergere partecipando a tutte queste occasioni (Pitchfork Amplify, Colors, etc). Chissà che non sia la volta buona, merita.
tempismo perfetto: la mail è arrivata mentre stavo ascoltando il disco di claire rousay. bentornato! stop.