PiG 2: Hiroshima
Pucci in Giappone: ho bevuto birra nel negozio di un punk; ho scoperto quattro capelloni in un negozio molto cool; ho ascoltato un disco post-rock eccelso
Quindi, perché i giapponesi comprano ancora tanta musica in formato fisico? Perché comprare dischi, qui, è ancora un gesto manuale e tattile? «Non saprei dirti la ragione, ma sicuramente gran parte di quel 65% è composto dai giovanissimi che comprano CD, non da chi compra vinili. Siamo una minoranza di nostalgici». Nass è il proprietario e gestore di Dumb Records, due passi fuori dal cuore nevralgico del centro di Hiroshima ma comunque a uno sputo da un vicino negozio di Vivienne Westwood - il che è romantico e giusto. Nass è un punk fatto e finito, con un taglio a macchinetta sui capelli grigi e la faccia di chi ne ha viste tante. Dumb Records è anche un’etichetta, ed è sempre lui a gestirla. L’anno prossimo fanno 30 anni di etichetta e locale: magari non ci fai caso, ma sono sempre stati lì, nell’ombra a urlare - tutto molto punk, tutto molto promettente. Vengo a sapere queste cose nel corso della serata, che era cominciata in un modo decisamente meno caloroso ma comunque abbastanza informale. Facciamo due passi indietro.
Benvenutə al secondo episodio di PiG, cioè Pucci in Giappone, una serie in cui provo a capire qualcosina della musica dal lato degli ascoltatori nel Paese che ospita il mio viaggio di nozze. Gli episodi sono riservati agli abbonati a pagamento che hanno sostenuto il mio lavoro in questo primo anno di newsletter. Puoi leggere questo e gli altri post riservati con un abbonamento omaggio se fai iscrivere altre persone usando il link qui sotto, o attivando per una settimana il periodo di prova. In ogni caso, grazie del supporto e buona lettura!
Scaffali pesanti: Stereo Records
Pochi minuti prima, ero in un negozio con tutt’altre vibe, senza dubbio più cool, ma comunque parecchio sciallo. Questa parte del Giappone gira così: tranquilla, calda, accogliente, presa bene. Non ho tempo per sviluppare giudizi complessi, devo valutare tutto rapidamente. Come sai, non sono in Giappone in spedizione musicale ma in viaggio di nozze. E, per quanto Roberta adori venire per negozi di dischi con me (non solo, ha decisamente un occhio migliore del mio, perché pesca dagli scatoloni dei dischi in offerta quasi solo capolavori mentre io vago cieco come un gattino), non me la sento di dedicare intere ore del nostro primo e - boh - forse unico viaggio giapponese a vagare tra scaffali.
Questa è la ragione per cui mi sono imposto di non andare a caccia di edizioni rare, stampe speciali e altre delicatezze occidentali amorevolmente confezionate e gelosamente conservate in questo magico Paese che adora la musica. Cerco solo musica giapponese, perché sto cercando di capire qualcosa in più di chi mi sta ospitando - già così mi sono più che dimezzato i tempi di attraversamento dei negozi. Quindi, procedo nel modo seguente: pesco fra i dischi dei generi che frequento un po’ di più (enfasi su un po’) e dei quali conosco qualche nome (enfasi su qualche), cioè j-funk, j-jazz e city pop. Se trovo qualcosa che mi ispira dalla copertina o di cui conosco l’artista, vado dal negoziante a chiedere consiglio. E poi - perché sono io - cambio i piani all’ultimo momento. Fortunatamente, il negozio da cui inizia la nostra serata ha tutto l’archivio necessario e sufficiente per fare escursioni di questo tipo: partenza dritto per dritto; finta a destra; svolta a sinistra; vada come vada.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Pucci per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.