Il miliardario che voleva fare la popstar
Dall'archivio Pucci la storia di Emin Agalarov (chi? esatto)
Lavorare con ANSA (come ho fatto per la maggior parte del decennio scorso) significa entrare in contatto con qualunque cosa, nel senso che chiunque lavori nelle pubbliche relazioni di fabbriche di scarpe o case discografiche, reti televisive o aspiranti celebrità, cercherà di far riprendere dall’agenzia un comunicato stampa o metterla in contatto con i propri rappresentati per ottenere un lancio, anche misero, anche copia-incolla, pur di ottenere la diffusione nazionale (e anche un po’ internazionale) garantita dal notiziario ANSA, che - di norma - viene consultato in tutte le redazioni giornalistiche. Così, un giorno, nel 2015 ho ricevuto l’invito a incontrare un miliardario del Caucaso, cresciuto nelle scuole americane, divenuto socialite e imprenditore in Russia, amico personale di Vladimir Putin, nonché - e qui entro io - aspirante popstar. Sto parlando di Emin Agalarov, un personaggio simbolo di come l’imperialismo culturale russo abbia cercato di infiltrarsi nelle maglie del nostro mondo pop, ma non solo quello: poco meno di un anno dopo il nostro incontro, nell’ottobre del 2015, Agalarov sarebbe rimasto apparentemente invischiato nel famigerato incontro tra il comitato elettorale di Donald Trump e alcuni rappresentanti del governo russo indiziati di voler influenzare le elezioni e, di conseguenza, il futuro operato della possibile (e poi effettiva) presidenza Trump. Io non so quante volte vi sia capitato di passare vicino a un evento storico di rilevanza globale, uno di quelli che viene descritto in una pagina Wikipedia lunga come un libro: a me è capitato una volta sola, e questa è la storia di quell’incontro.
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