Le cose non sono sempre quel che sembrano. Tu, ad esempio, potresti credere che questa Weekly arrivi con tre giorni di ritardo, ma la domenica non si lavora mai, quindi i giorni di ritardo sono solo due. Oppure, potresti credere che il beef tra Drake e Kendrick Lamar - che peraltro mi ha distratto venerdì sera e sabato mattina e quindi è co-responsabile di questo ritardo - sia un contributo importante alla storia della musica contemporanea, perché K. Dot ha pubblicato un paio di banger pieni di rime tecnicamente ottime: in realtà è un momento piuttosto imbarazzante per l’hip-hop, e se hai pazienza proverò a spiegartelo domani sera, quando uscirà la newsletter di approfondimento. Ora c’è da parlare della nuova musica, forza.
Nota a margine: visto che questa settimana è andata così, le recensioni perdute di questo giro (English Teacher e Vasco Brondi) arriveranno sabato, con la nuova Weekly - e ora spero di aver qualcosa da dire di bello, altrimenti sai che fail. Peraltro, sto per cominciare un lavoro abbastanza grosso di cui ti parlerò più avanti, quindi temo capiteranno altri ritardi e rimandi. Va così, siamo esseri umani. Per questo non facciamo come Washed Out che ha pubblicato quel che ufficialmente è il primo realizzato con l’AI generativa chiamata Sora. E che - chi l’avrebbe mai detto? - è una monnezza. Monnezza che peraltro mina la credibilità di Sub Pop che ha pagato per questa roba, e la espone potenzialmente a ritorsioni legali, se mai venisse fuori che Sora ha “imparato” da materiale video protetto da copyright. Meno male che FKA twigs è andata al Congresso degli Stati Uniti per sensibilizzare la politica americana sull’abuso dell’intelligenza artificiale con i deep fake: qualcuno ancora non crede nella fine dell’artista ed altre favole distopiche tecnocratiche.
E, ora, per dimostrarti che non sono un algoritmo, la playlist di questa Weekly (anche su Apple Music). Ricorda che tutte le selezioni delle scorse settimane si trovano nel Cestone (anche su Apple Music).
Dua Lipa, Radical Optimism
Radical Optimism è un disco con poche hit, dice qualcuno. Dua Lipa è entrata nella sua flop era, dice qualcun altro. A me sembrano tutti matti, come se l’appeal commerciale di un disco (anche pop, soprattutto pop) fosse l’unico metro di giudizio. Il nuovo lavoro dell’artista inglese è sicuramente meno “forte”, nel senso che le canzoni non sono completamente inondate di hook strumentali e ha una produzione decisamente meno plasticosa del precedente (peraltro ottimo) Future Nostalgia. Ma alla fine, le canzoni ci sono tutte. A partire dai singoli: Houdini, dopo un po’ di ascolti, mi ha preso; Illusion spacca da subito; Training Season è preziosa.
Poi c’è un’altra cosa: Radical Optimism suona meglio di qualsiasi altra produzione pop in circolazione. Cosa significa “suona meglio”? Che i suoni sono interessanti, familiari ma originali, sono stati ricercati per dare al disco una sensazione di novità, che poi è esattamente quello che è mancato a Taylor Swift nel suo ultimo disco. Purtroppo la critica pop e le conversazioni online sono stupidine: un giorno ti lamenti perché la popstar ha fatto un disco senza inventiva; due settimane dopo ti lamenti perché la popstar ha fatto un disco con troppa inventiva. Il nostro lavoro dovrebbe essere far notare a chi ascolta qualche particolare meno evidente al primo ascolto - e perdinci Dua Lipa, almeno lei, verrà ascoltata un po’ a ripetizione, no? Beh, Radical Optimism è pieno di queste chicche: Happy For You ha un groove di batteria psych kraut geniale, che si discioglie nelle ondate di synth come una specie di remix trance di Vitamin C dei Can; per non parlare della quantità di cura e gusto condensata dentro la prima battuta di Watcha Doing, che basterebbe per cento dischi prodotti da Jack Antonoff.
Certo, è un lavoro disco-pop vagamente lisergico come in parte era FN, e non si sentono gli echi di trip-hop e britpop che aveva promesso: ma il lavoro congiunto di produzione e scrittura con un team del quale hanno fatto parte Kevin Parker e Danny L Harle si sente, ed è efficace perché trova un compromesso tra quello che Dua ha dimostrato di saper fare alla grande e quel che ancora deve sperimentare: tipo, cantare su una canzone principalmente chitarristica come French Exit o su una mezza ballad come Anything For Love. Questo la fa uscire dalla “comfort zone”, anche vocale (Falling Forever ha vibrati e strappi che non ricordo in nessun’altra traccia della sua carriera) senza farle perdere l’orientamento (semmai potremmo dire che non è abbastanza coraggiosa, ma insomma, parliamo di una popstar sotto contratto con major). Peraltro, la netta voglia di liberarsi da certe aspettative e crescere pian pianino è riflessa nelle liriche, quindi il concept è solidissimo. Insomma, se volevi dire che Dua è un’erede di Kylie Minogue (una regina dance-pop che ha saputo cantare credibilmente di tutto), ora hai il permesso per farlo. In playlist metto These Walls perché è scritta benissimo, con uno sviluppo armonioso non solo fatto di hook, che è nuovo nella carriera di Dua, e secondo me pone le basi per la sua fase matura, quando i pezzi con la cassa dritta non se li sentirà più. Ma è tutto solidissimo, e forse avrà qualche effetto benefico su un pubblico (nutrito anche in Italia, nel suo caso) che spero esca incuriosito e pronto a conoscere qualcosa di nuovo, dopo essere stato fregato da una popstar.
Cos’altro è uscito
Fearless Movement di Kamasi Washington è un disco ovviamente suonato alla grande, ovviamente ingegnoso, ma anche con un bellissimo flow della tracklist: dopo un inizio più denso di contaminazioni funky, ha un centro densissimo di radici bop e free, e infine si apre decisamente a qualcosa di più sinfonico (non dico third wave, ma) con risoluzioni armoniche che ti danno questo senso di lieto fine e trionfo. Per questo ho scelto Interstellar Peace come brano per la playlist, ma non è ascoltabile gratis su Bandcamp quindi qua sopra ti becchi il singolone con George Clinton, e quella te la senti nella playlist.
Here In The Pitch di Jessica Pratt è un lavoro idiosincratico e originale come la voce che lo interpreta, eppure stranamente familiare… come la voce che lo interpreta e alla quale del resto abbiamo fatto l’abitudine. Non si può uscire da una considerazione su un disco di Pratt senza riferirci al fatto che il suo modo di cantare e il suo timbro hanno la consistenza e l’andatura di una memoria infantile incastonata chissà dove e ripescata in un cassetto. Il fatto che la maggior parte dei brani sia stata artificialmente accelerata o decelerata, dando strane intonazioni agli strumenti, è qualcosa che intuitivamente cogliamo tutti, anche senza l’orecchio assoluto: ogni cosa è leggermente fuori posto, il centro non esiste. In questo contesto barcollante, scegliere di cantare sopra una progressione bossa nova (Better Hate, Get Your Head Out) o un giro di Do anni ‘60 stropicciato (World On A String) rende il tutto ancora più surreale, distante, spettrale. Discone.
Sfido chiunque non conosca la situazione politica in Niger, la storia del colonialismo e del post-colonialismo centrafricano, la lingua Tamasheq dei Tuareg, ma anche proprio la vita di Mdou Moctar ad ascoltare alla cieca Funeral for Justice e scambiarlo per altro che non un disco di musica da festa. Certo, ci sono pezzi, come Tchinta, dove al netto delle differenze di lessico musicale si percepisce chiaramente un lutto, ma fino all’ultimo (la traccia prevalentemente acustica Modern Slaves) domina l’energia di chi non ha smesso di lottare per la giustizia. Non credo sia un cortocircuito comunicativo, credo sia lo specifico di questa musica - e di tanta musica, in realtà, se pensiamo anche al nostro folk - dove si promette battaglia danzando in tempi dispari.
Come artista, WILLOW - non me ne voglia - vale pochissimo: nella sua già piuttosto nutrita discografia la ventitreenne nepo-baby (è figlia di Will Smith e Jada Pinkett) ha già fatto almeno tre svolte stilistiche, tra depre-pop eilishiano e pop-punk emo, peraltro tutti eseguiti con competenza (qui parlai bene del disco prima). Il nuovo album, empathogen, è una nuova svolta, in questo caso verso neo soul e jazz, e bisogna dire che le canzoni funzionano. La accompagnano dei musicisti con gli attributi: in particolare Zach Tenorio, pianista bravissimo e responsabile in parte di uno dei dischi alt pop migliori dell'anno scorso, che ti sei perso per strada nonostante i miei ripetuti appelli: A Reckoning di Kimbra (te ne parlai qui). E quindi viene fuori una cosa bellina, suonata da dio, piena di tempi dispari (come il 7/4 che puoi sentire qua sopra). Ascoltarlo è piacevolissimo, ma alla fine mi sembra che la cosa più significativa sia il fatto stesso che questo disco esista, cioè che un’artista gen Z si butti su un genere che - come ho scritto su DLSO - sta avendo sempre più appeal “sui giovani”. E questo per ragioni che sembrano contraddire ciò che crediamo di sapere sui loro gusti: è tecnica, è libera, è basata sull’invenzione, sfida i cliché, si fa insieme e non da soli davanti a un MacBook. Boh, bene dai. Credo.
Altri album
🥏 Pull The Rope di Ibibio Sound Machine [psych-afrobeat; afrofuturismo; sexy synth]
🛋️ A Dream Is All We Know dei Lemon Twigs [chamber pop; retromania; tappezzeria]
🔵 Cyan Blue di Charlotte Day Wilson [mista soul; vocione; molta vibe pochi pezzi]
🤎 Romanticism di Hana Vu [indie rock zoomer; post-punk e ipnosi; groppo in gola]
🌘 Sometimes, Late At Night di Jharis Yokley [neo soul; free jazz coi synth; gomma, buio]
⚡️ With Love delle Snarls [indie rock mesto; ansia; un pizzico di shoegaze, oggi va così]
🏚️ Hey Brother, It’s Been A While degli American Culture [indie scazzo; fiati; sciallo]
🦖 Svengali di Mo Troper [power pop marcio; Abbey Road fai-da-te; DinoJr per lo-fi]
🧭 Look To The East… dei Camera Obscura [twee pop al crepuscolo; scatoline]
🧙♀️ Hex di Jon McKiel [dub folk soul; remixare analogico e assorto; melodiette d’oro]
🤷♂️ What A Devastating Turn Of Events di Rachel Chinouriri [nu britpop; lamentoso]
👕 14 minutes di Dominic Fike [lo-fi alt dream pop; boniverismi-oceanismi; pensierini]
😵💫 Hold Your Horses dei Karate Boogaloo [psych-aussie-funk; affari di L. Michels]
🌴 The Doober di Sam Gendel e Sam Wilkes [free jazz chill; strade di notte; TOMBO]
🪔 Find Your Flame dei Nubiyan Twist [jazz-funk; nuova voce nuovo soul; ottimismo radicale]
La playlist contiene anche tracce dagli album ed EP di Agriculture, Kacy Hill, Forest Claudette, LA Priest e DAMIEN, ma non ho altro da aggiungere.
Italo dischi
Lo spazio principale per i progetti italiani, questa settimana, lo riservo a questa compilation messa insieme dalla torinese Love Boat Records con artisti come Cosmo, Bawrut, Not Waving, Mai Mai Mai: lo scopo è raccogliere fondi per Medical Aid For Palestinians, quindi un’eccellente causa. Visto che qualcuno a Tel Aviv ha deciso che non erano state sganciate abbastanza bombe sulla Palestina, direi che serve davvero donare qualcosa per questo disco che si trova solo su Bandcamp. Ma se pensassi che si tratta solo di un bel gesto, prova a sentire le tracce in anteprima: è una fotografia ottima dell’elettronica contemporanea in Italia e non solo.
Spendo una parola anche per Vitamina Life di Tripolare: è un disco pop per un pubblico decisamente più giovane di me, e quindi non dice cose che possano interessarmi, ma lo fa in una maniera che mi intriga, che mi fa venir voglia di capire come funziona la sua testa. Sapere perché dice “rosa e fiori”, sbagliando - credo - volontariamente il modo di dire; perché Le mura del papa. Insomma, ci ho trovato qualcosa per te (e ho già consigliato, anche l’anno scorso, delle sue canzoni). Prima o poi ci troverò anche qualcosa per me.
☁️ Infinite Light di Not Waving e Romance [ambient botticelliana e droni degli Uffizi; l’anima (nei rumori) delle cose]
🫨 Scemi e contenti di Etta [industrial rock; distorsioni inattuali; o forse no]
🪸 Ambra e Corallo di Edoardo Florio Di Grazia [indie pop; Amalfi beat; velluto a coste]
I singoli non funzionano più
Secondo me c’è un grosso problema di voci. Ne ascolto a centinaia diverse ogni settimana. E mi sembra che qualcuno non sappia trattarle. Non so nulla di ripresa del suono della voce, ma so che ci sono canzoni e produzioni che si prestano bene a certi timbri e cadenze. Ossa rotte di Ariete non è una canzone che ti risolve la vita, ma è piacevole da ascoltare perché funziona benissimo con la voce di Ariete. Che - si sa, ne ho parlato qualche mese fa - non piace a tutti.
Già che siamo sugli artisti italiani, questa settimana segnati questi nomi: I Hate My Village che sono sempre più vicini all’uscita dell’album e ci ricordano che in Italia c’è tanta gente che sa suonare; Saam, emo genovese che è un genere a parte; l’incubo dub di Dada Sutra; il solito eccellente Machweo stavolta con DADA’; il duetto di Gioia Lucia e Ombra dove viene usata una delle mie parole preferite (“putacaso”).
Nel resto del mondo è uscita una canzone che mi ha fatto tornare in mente le Cansei de Ser Sexy (e quindi mi ha fatto sentire vecchissimo). In realtà non c’entra moltissimo, forse è solo il clash indietronico e il groove. Comunque si intitola Thot Daughter e la canta Harmony (ex Girlpool).
Tra le altre robe carine uscite venerdì c’è un’altra nepo baby, Gracie Abrams (figlia di JJ) con Risk. Bello, ma qui si preferiscono le ragazze un po’ matte tipo Caroline Polachek (Starburned and Unkissed) e Angélica Garcia (Gemini).
Qualcosa da leggere
Su The Italian Review c’è Bebo de Lo Stato Sociale (con il quale avevo parlato qualche mese fa) che scrive una cosa molto importante sul capitalismo, Spotify, numeri e depressione. Vallo a leggere, perché c’è dentro un malessere che se non risolviamo, ci tornerà tutto addosso (e sta già succedendo).
Se vuoi leggere qualcosa che ho scritto io, su Fanpage ho fatto tutto un ragionamento su Veleno di Tananai che come canzone non è granché, ma che mi permette di parlare di un artista il cui successo viene ascritto solo a ragioni di simpatia, mentre secondo me c’è dell’altro. Su DLSO, invece, oggi è uscita una mia storia condensata della scena psichedelica australiana attuale: secondo me ci trovi un bel po’ di roba buona da ascoltare - se vuoi la playlist che mi sono fatto per preparare l’articolo, chiedimelo nei commenti.
Un concertino da sentire
Te l’avevo detto che la gente che suona con WILLOW è brava brava brava? Ecco, puoi sentirlo da te in questo Tiny Desk Concert. E noi ci rileggiamo domani sera.