Chi è… è una serie a cadenza mensile riservata agli abbonati a pagamento della newsletter Pucci. Consiste in un approfondimento monografico su artist* o band attualmente in attività che ho incrociato in modo piuttosto casuale e che ho deciso di conoscere meglio.
In Chi è ti metto a parte del mio processo di ricerca, passo in rassegna l’intera discografia dell’artista, ne do la mia interpretazione, racconto alcune storie che ci stanno dietro, e ti consiglio un po’ di musica bella: ogni post ha una sua playlist che ti consiglio di far partire mentre leggi (e stoppare quando te lo suggerisco).
Trattandosi di un approfondimento monografico che cerca di ricostruire una decina o quindicina di anni di musica e cultura pop, sarà sempre una newsletter molto lunga. Praticamente un pamphlet (oggi superiamo le 70mila battute). Quindi, ti consiglio di venire a leggerla sul sito o sull’app di Substack. Tutto ‘sto mostro di post che segue e la playlist creata intorno alla produzione dell’artista sono esclusivi per te che hai deciso di dare dei soldi per sostenere Pucci. Grazie, e buon ascolto.
Questa volta proverò qualcosa di diverso. In fondo, ti ho promesso approfondimenti monografici, ma non ti ho promesso sempre biografie schematiche come quella che avevo compilato per Tim Bernardes. Con Ichiko Aoba, che peraltro giusto pochi giorni fa ha pubblicato il suo nuovo album da solista in studio, Luminescent Creatures, vorrei procedere in altro modo. Seguimi nel tunnel1.
Ichiko cammina
Comincio descrivendoti un luogo che sto pianificando di visitare da un anno. Si trova nel Kyushu, la più meridionale tra le isole maggiori dell’arcipelago giapponese. Nella zona nord orientale del Kyushu c’è una penisola grande più o meno come il Gargano, e che proprio come lo sperone pugliese protrude dal resto della sua terra come un pollice. Solo che la geografia di questo luogo è assolutamente peculiare: una raggiera di valli strette e umidissime, che hanno per centro un monte, Futago-yama, il vulcano che con le sue colate di lave ha disegnato tutti i canali boscosi che lo accerchiano.
L’orografia della zona ha obbligato l’uomo a scavare tunnel, anche prima che l’automobile fosse inventata: uno, particolarmente pittoresco e che vorrei proprio vedere, pare sia stato fatto a mani nude nel 1700 da un monaco. Tutta la regione è una gruviera: la prefettura di Ōita è quella con più tunnel di tutto il Giappone - e non è che il resto del paese sia privo di montagne da sotto-passare.
Nella città di Usuki c’è una vecchia galleria, la numero 6, aperta negli anni ‘60, che nel 2006 è stata declassata da strada provinciale a comunale: in sostanza, non ci passa quasi nessuno2. All’imboccatura del tunnel si trova una ragazza di 23 anni con una chitarra; al suo fianco un signore con un microfono pronto: sono venuti a registrare, Mars 2027, il lamento di una persona che sulla superficie del pianeta rosso, guardando una pallina blu nel cielo, capisce di non aver trovato ancora la destinazione ultraterrena che cercava. La sua solitudine suona ancora più gelida grazie al riverbero e all’eco naturale del luogo, mentre le folate di vento o i rumori ondeggianti di auto che passano ti fanno percepire l’indifferenza della natura per le preoccupazioni umane3. Che roba.
Quella ragazza era Ichiko Aoba. Il signore di fianco a lei era il produttore e tecnico del suono ZAK (vero nome Kazuyuki Matsumura), famoso principalmente per aver messo le mani in tutti (o quasi) i dischi dei Fishmans, band che meriterebbe un racconto a parte. ZAK e Aoba avevano pensato di inserire alcuni elementi naturali nel nuovo disco della musicista, intitolato semplicemente 0: registrazioni ambientali (field recording), rumori di fondo, sospiri - siamo a un soffio dalla musique concrète. In pratica, l’aria che si muove intorno a Ichiko mentre questa pizzica con estrema grazia la sua chitarra classica e canta con un soffio brillante. Sono intrusioni, ma funzionano particolarmente bene.
Visto che con Mars 2027 era stato un successo, i due continuano a registrare nel tunnel. Ichiko comincia a camminare e il tecnico la segue per riprendere le carezze e i pizzicotti che la musicista sta dando alle corde del suo strumento, mentre comincia a intonare una cantilena: sta improvvisando, e i microscopici spazi vuoti tra un’idea e la successiva si riempiono dell’aria densa del luogo. Quello che viene fuori - いりぐち でぐち (Iriguchi Deguchi / Entrance and Exit) ha del miracoloso, come puoi sentire.
Ma per capire meglio, torniamo all’inizio della storia.
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