Pucci 2024: discorso di fine anno
Di cosa ho parlato quest'anno. Numeri, temi, newsletter. Altri bei dischi. Alla fine, un pass per entrare nel mio studio
L’anno è quasi finito, e vorrei approfittare di questo momento di passaggio per fare alcune cose. La prima è ringraziare tutte le persone iscritte a Pucci. Quando ho iniziato questa nuova parte della mia storia giornalistica, il 28 luglio 2023, stavo solo cercando una scusa per tornare ad allenare la scrittura e l’ascolto, dopo quattro anni di produzioni video, format, interviste buffe, meme. Oggi, 17 mesi dopo, non solo credo di essere tornato ad avere fiducia nei miei mezzi, ma Pucci è diventato una cosa.
Quindi, cosa ho fatto quest’anno? Ho pubblicato 55 post (56, se contiamo anche questo) di cui 21 Pucci Weekly (non proprio Weekly, quindi, ma ci sto lavorando). Ho accolto quasi un migliaio di nuovi lettori e altrettanti nuovi follower su Substack. Tra questi si sono uniti molti generosi sostenitori che si separano da qualche decina di euro per tenere in piedi la baracca (grazie). In cambio, per loro e per tutti ho ascoltato e consigliato centinaia di ore di musica nuova.
Le playlist stanno a testimoniarlo, e le trovi sul mio profilo Spotify o sul mio profilo Apple Music. Ma oltre ai consigli di ascolto, ho provato a fare ordine di una musica che sembra sempre più ubiqua e sempre meno capace di stare in piedi da sola. Ma sempre con storie incredibilmente affascinanti da raccontare. Quindi, ora andiamo di riassuntone.
Di cosa ho parlato nel 2024
La prima storia del 2024 è stata una disamina dei testi delle canzoni in gara allo scorso Festival di Sanremo - e grazie mille a Daniele Erler di Domani per avermi citato. Il Festival ha occupato un altro pezzo di attenzioni, con due post a febbraio. Prima ho fatto una delle mie analisi approfondite di dieci canzoni in gara, per ricordarci che se prestiamo attenzione a quel carrozzone non è solo per via della FOMO, ma che c’è del valore.
Infine, ho scritto un’analisi della cover di Com’è profondo il mare interpretata da Mahmood con i Tenores di Bitti.
Finito Sanremo, c’era da occuparsi di quella che - a conti fatti, visto il successo gigantesco di Shaboozey - è stata la storia musicale dell’anno in America: il ritorno del country e la riappropriazione afroamericana del genere. La scusa era Beyoncé, ma siamo andati parecchio indietro nel tempo.
(A proposito di legacy musicali, qui trovi due storie uscite tra febbraio e marzo: una mia riflessione sulle cover come strumento per esporre il nostro punto di vista su un’epoca intera, anziché semplicemente per “registrare una canzone bella”; la storia dell’interpolazione di La Di Da Di dalle filastrocche al rap al pop).
Quindi, è arrivato il momento di dire qualcosa di negativo su Taylor Swift, perché il suo ultimo album lasciava un po’ a desiderare.
Pausa meme. “Perché la musica oggi è tutta uguale?” - “Always has been”. Ovvero, come non dobbiamo farci spaventare dall’omologazione sonora (che è sempre esistita, a periodi), ma piuttosto capirla e intravedere cosa c’è oltre.
Poi abbiamo dovuto dire addio a un gigante di nome Steve Albini, e qui ho offerto il mio punto di vista sulla sua grandezza: mettersi sullo stesso livello artista e ascoltatore: è un credo che ancora oggi mi ispira.
A proposito di notizie, ovviamente ho seguito il beef tra Kendrick Lamar e Drake. Che mi ha lasciato un po’… così.
Poi abbiamo dovuto dire addio a un’altra figura gigantesca, Françoise Hardy. Per la triste occasione mi sono riletto la sua autobiografia perché tutti i cliché sulle “ragazze yé yé” nei coccodrilli mi sembravano sospetti.
Ok, gli artisti muoiono e le major discografiche frignano perché non è più “facile come una volta” trovare autentiche popstar. E poi la primavera-estate 2024 ti ha dato le esplosioni di Charli XCX, Chappell Roan e Sabrina Carpenter. Come lo spieghi? Con il fatto che nessuno sa di cosa sta parlando, tutti quanti andiamo a tentoni nell’oscurità cercando di non pensare alla morte.
E a proposito di tutto ciò - l’industria discografica allo sbaraglio, l’arrivo improvviso e fenomenale di nuovi astri musicali, le stagioni della musica, i grandi dischi a sorpresa, l’esistenzialismo fatalista, l’idea che si possano tradurre gli eventi in dogmi - eccoci a parlare di Cindy Lee.
A questo punto abbiamo superato la metà dell’anno. Era ora di una polemica: quella sui telefonini ai concerti.
Poi ho parlato della musica alle Olimpiadi, e quindi mi sono preso una pausa per terminare il libro che ho scritto con Emi Lo Zio sulla sua vita e sulla trasformazione del rap italiano in cultura mainstream.
Avevo anche un altro impegno importante in estate a cui mi son dovuto dedicare, perché a settembre mi sono sposato. E io - da bravo creator - ho approfittato di un’occasione personale per fare del sano content. O per condividere con te cosa rende perfetta una playlist matrimoniale. Magari ti torna utile.
In viaggio di nozze siamo andati in Giappone, e già che c’ero ho provato a rispondere alla domanda: perché i giapponesi comprano ancora così tanti dischi fisici? La serie, Pucci in Giappone, uscita solo per abbonati a pagamento, è in quattro parti e comincia qui.
Tornato in Italia e ripreso dal viaggio, sono ripartite le Pucci Weekly a cui si è aggiunta una nuova rubrica mensile, Nessuno allo stadio, un’agenda di concerti mensile. Quindi, ho spiegato l’origine del termine industry plant e cosa non mi convince dello “scandalo” riguardante la giovane Lorenzza.
L’ultima storia è stata quella in cui ho scritto della compenetrazione tra club culture e pop in risposta a un bell’articolo inglese sull’accademizzazione dei rave (cioè si balla poco ma si parla molto di ballare).
E infine, per la prima volta nella mia vita, ho compilato le classifiche di fine anno dedicate ai migliori dischi italiani e ai migliori dischi internazionali prima della fine dell’anno. Vedi come si cambia per non morire?
Com’è stato il 2024? Problemi, newsletter, dischi
Per me, se si parla di musica, questo è stato un grande anno: non tutto va bene nella musica, dai compensi degli artisti alla macchina dei live, ma se non ne parlo sempre è perché non vorrei che Pucci si trasformasse nel bollettino malmostoso di “tutto quello che non funziona”. Come ho fatto tante altre volte, parlando di nostalgie artefatte o pratiche campionatorie ineleganti, continuerò a guardare questi temi da un punto di vista più largo, cercando di trovare il problema in me e non solo in sé.
Il 2024 mi sembra sia stato anche l’anno in cui molti hanno cominciato ad accorgersi che almeno un pezzo di futuro della critica musicale sta qui sopra. Ero in viaggio di nozze quando
ha consigliato Pucci tra le newsletter da seguire (grazie!), ma a prescindere dall’endorsement sono d’accordo con lui: il giornalismo musicale ha un posto su Substack. Quest’anno, per esempio, ho scritto un articolo per e ho tramato spesso dietro le quinte con , ho letto sempre con enorme piacere i nuovi episodi di Off The Record di . Il mondo anglofono, intanto, è migrato in massa qua sopra o in posti simili. Ma per sapere cosa ti consiglio di leggere, basta un giro sul mio profilo.E poi, sono usciti tantissimi bei dischi. Come avrai notato, se per caso sei andato a frugare nelle playlist di fine anno, ho apprezzato non solo i 44 album citati nelle mie classifiche, anzi: il ritorno dei Cure, la maturazione dei Fontaines D.C., il cuore aperto di 070 Shake, la compilation TRANSA, e potrei continuare a lungo. Ma non lo farò, perché sotto c’è una sorpresa e ho già scritto abbastanza.
Scoprire bella musica è un’attività senza sosta: solo nelle ultime settimane, quando di fatto i giochi per le classifiche erano chiusi, è uscito l’ottimo Delicatronic dei Delicatoni, e ho scoperto grazie al mio amico Edoardo l’interessantissimo Dunya di Mustafa, pubblicato a settembre. Le cose possono sfuggire - è normale con il volume di roba prodotta e distribuita: conta che ho già una lista di 60 dischi raccomandati da altre testate e rimasti indietro per distrazione o mancanza di tempo. Ti anticipo che ti parlerò di alcuni di questi album in una nuova rubrica mensile, che potrei chiamare Recupero crediti - ma dimmi nei commenti se devo trovare un nome migliore. Comunque, questo non ancora è il momento per programmare l’anno nuovo. Semmai, vorrei dare un ultimo sguardo al casino che ci stiamo lasciando indietro.
Apro il mio studio agli abbonati a pagamento
Se Pucci sta ancora in piedi e se ci credo ancora, è soprattutto merito di chi ha deciso di separarsi da qualche dozzina di euro per sostenere il mio lavoro. O che hanno condiviso questa newsletter con tante persone, convincendole a iscriversi (anche gratuitamente). Se condividi Pucci con il link sopra (dove c’è scritto Invita un amico) e le persone a cui passi il link si iscrivono, puoi ottenere un abbonamento a pagamento gratis.
Io, da parte mia, spero di aver restituito altrettanto a chi mi sostiene, negli ultimi 12 mesi. Gli abbonati a pagamento possono leggere tutti i post pubblicati più di due mesi fa (da luglio 2023 a ottobre 2024, al momento), compresi tutti quelli che ho elencato qua sopra, nel mio sunto di fine anno. Gli abbonati a pagamento hanno ricevuto una decina di post speciali, scritti solo per loro, tra cui Pucci in Giappone. Gli abbonati a pagamento possono far partire thread sulla chat - prometto che useremo più spesso questo strumento, nel 2025. Tra gli abbonamenti esiste anche un livello più costosetto, chiamato “sostenitore”, per chi intendesse ricevere a casa un mio libro (tra quello che ho scritto sulla storia di Carosello e quello di Emi Lo Zio) e suggerirmi l’argomento di un post. Ma lascio queste distinzioni al bottone qui sotto, che guarda caso contiene anche lo sconto di Natale.
E ora, un regalo di fine anno: apro agli abbonati le porte del mio studio. Metaforicamente parlando, s’intende. Cioè, darò loro accesso al gravido, lurido, pantagruelico foglio excel chiamato New Music Pucci sul quale mi segno tutti i singoli e i dischi da ascoltare, giorno dopo giorno. Non sono tutte le canzoni e tutti i dischi che ho sentito, perché ogni tanto la vita e il disordine si mettono in mezzo e sei costretto a usare metodi di fortuna. Inoltre, i mesi di ottobre (viaggio di nozze) e novembre-dicembre (classifiche di fine anno) sono piuttosto caotici e vuoti. Non farci caso, tutto il resto è fitto di titoli e nomi, e penso potrebbe tornarti utile se volessi controllare anche tu qualche disco che ti è sfuggito. O se vuoi vedere che appunti ho preso, come ho valutato alcuni dischi che non sono finiti in playlist, e così via. Quindi, adesso qua sotto il basso arriva un paywall con il link, e ci vediamo di là. Intanto, grazie della tua attenzione e del tuo sostegno, e passa un buon capodanno. Ci sentiamo molto presto.
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